destionegiorno
IO
Dammi le tue ali amico mio
che lieve al cielo possa io salire,
e nuovi sguardi aver di questo mondo,
lontani da ogni singolo dolore
e non subir dell’ira la prigione
che con catene lega il mio vedere.
E non sentire più questi tormenti,
i... leggi...
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Giampaolo Ventoruzzo
Amo da sempre questa vita mia
che a quel vecchio cencio ora somiglia,
nelle sue stanche fibre consumato,
logoro ma ancora non sfibrato,
i bordi sfilacciati dall’usura,
ruvido e secco al tatto della mano,
segni del molto tempo già vissuto,
segni del breve tempo che rimane.
Quando lo sguardo mio lo tocca,
subito s’affacciano alla mente
molti ricordi di questa vita mia
e ne misura, con lenta precisione,
pene, fatiche e quante gioie ancora
in questo corpo vi possano abitare.
Poi mi soffermo, osservo e penso,
mentre mi domando la sua età,
da quante storie è fatto quel vissuto
e piano i miei ricordi si mostrano,
ognuno col suo carico di sogni,
di giovanili attese, speranze,
cadute e faticose ripartenze.
Riguardo quello straccio silenzioso,
senza più il sogno di una storia
eppur non mostra segni di rinuncia,
e se lo prendo in mano per usarlo
non nega quel suo ultimo vigore.
Dev’essere così l’ultimo passo
che accompagna la fine del cammino?
Saper che siamo stati e non avere più
un posto nel mondo di chi vive?
E se qualcuno prendesse ancora
questo sgualcito cencio buttato
nell’angolo più buio della stanza,
saprà quel consumato straccio
rispondere con semplice umiltà,
facendo ancora la sua parte? | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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